Ne abbiamo provate tante. Proviamo anche questa

In fondo al viale c'è un gran muro. Non c'è Giallo. Non c'è Rosso. E' tutto scuro. Tua sorella, molto bella, già si alza la mattina, e corre subito in cucina. Sul berretto del suo uomo, non più stelle che ora brillano giù al suolo. Non più un bacio, la mattina. Son le 7. La sveglia suona.

issuu.com (Roberta Migliaccio)

    Ho sognato un mare nero di tuoi cari e bei ricordi, solo sogni a non finire; sei caduto in un barile. Oramai non ne hai per molto. Ti vedi già sepolto. Sotto il cielo, sempre scuro; hai in testa un solo muro.

Ne abbiamo provate tante. Proviamo anche questa

Camminavo lungo il viale del Tramonto. Ero dentro a questo sogno. Di destarmi una mattina, quando fosse ancora giorno. Ero preso da quel tale. Niente olio e poco sale. Niente spazi di contorno, perché era solo sonno. Quando, poi, ti ho ritrovata, con del pane e marmellata; mi son detto: che sfortuna. Sono già sopra la luna.

E quando il telecronista disse al ciclista vincitore della gara, se volesse dire qualcosa a casa; prendendo nella mano il microfono, esordì, commentando: ' Mama! Sono contento di essere arrivato 1 '

L'abito non fa il monaco. Ma quasi sempre ci si azzecca. (Roberta Migliaccio) 

Sai mi son svegliato presto. Sono già fuori dal letto. In cucina, sul tappeto, c'è il gatto ormai disteso. Si trastulla ogni momento, e mi chiede un po' di tempo. Ogni giorno è sempre uguale; su e giù per lo stivale. Sarà anche colpa mia, questa tua malinconia. Si, lo so, non servo a molto, quando copri presto il volto. Non son certo un indovino. E sarò anche un po' cretino. Ma lo sai che ho preso il treno, per tornare meno pieno. Tempo fa restavi ferma, con le spalle alla credenza; mentre io parlavo invano, or seduto sul divano. Non te ne fregava molto, del mio fare un po' stravolto. Quando a sera ritornavo, stanco in volto; e mani in mano.

Stavo per andare a letto, mentre sento aprire la mia serratura. E tu appari silenziosamente; con un fiore tra le dita.  Ho pensato, a questo punto, è momento di giocare ancora. Non è vero che son solo un buono a niente, ché qualcosa vuoi ancora.  E' una strana sensazione, ché sono stanco e ho il fiatone.  Ho lavorato molto. Non ti prendo per il naso.  Hai posato la borsetta sulla sedia e mi hai rincorso sul divano, mentre avevo un libro in mano. Mi hai baciato dolcemente. Siete gente fuori di mente. Io non sono Professore, un dotto Fisico o Dottore. Certo che, e stai sicura, ho cambiato serratura. E se pensi questo sempre, non ti accorgi e sei fetente. 

Io credevo stare soli fosse meglio che accoppiati.  Sconosciuti, nel paese, hai soltanto gran pretese. Di esser figlia a zì Teresa, ceca come l'insalata. Da mangiare anche scondita; è finita una partita. Ed infine, tutti quanti, cantan bene ai sior briganti.

Me  ne  stavo  solo e  appeso, a quel filo  teso. Me   ne  stavo  in  panciolle, con  le  gambe  molle  molle. Ad  un  tratto  arriva  uno, gamberetti  di  sicuro. Ma  alla  fine, mia  donzella; mi  ritrovo  sulla  sella. Che  fatica,  che  dolore; si  ripetono  le  ore.

E' ancora freddo e scuro. Dal mio letto sei uscita presto. Anche il gatto dorme ancora; mentre aspetto la buon ora. Devo correre al mercato. C'è, oramai, una puzza strana. Da qui sotto già si sente, un'odore assai fetente. E' più di una settimana, che non passa la nettezza urbana. E nessuno fa più niente, per questa ormai perduta gente. I gendarmi e gli scudieri, non ritirano i bicchieri. Se poi penso ai governanti; fanno festa tutti quanti. Noi qui soli contro il muro; stiamo caldi di sicuro. E beata l'ignoranza, di chi ha ancora la speranza.

C'era quell'amico mio, Sant' Iddio, Sant' Iddio. Che portava 2 scarpette, poverette, poverette. L'altro giorno al mercatino, l'ho trovato disgraziato. Era morta la vecchietta, che pagava per la spesa. Ora, solo e sconsolato,   cerca al prossimo un boccone. Che sia pane e cioccolato, o una verza per campione; non è segno disperato, di esser solo un gran coglione.

Non so bene com'è stato, né per quanto sia durato, ma tua madre e tua sorella, ha già tolto la gonnella. Si son messe a sedere,  con un sacco fuori dal droghiere. E per quanto è risaputo, aspettavano compite, chi portasse tutto al 5° piano, e senza un euro nella mano. Quando sono rientrato, c'erano 7 borse sì strapiene; di ogni genere,  e ogni bene. Piene ancora della spesa, per la settimana entrante. Son cascate le mutande. Io non posso, a questo punto, far da soma a tutto il mondo. Esco tosto, vado in treno; a trovare zio Sereno. Forse là incontro Peppe, che di donne non sa niente, ed allora sto felice, non ricevo margherite. Troppo comodo sarebbe, ascoltarti un'altra volta. Ora basta con le ingiurie, anche se mi fai le scuse. Proverò a stare solo; meglio questo che il rosario.

Alle 4 di sta' notte, quasi ti prendevo a botte. Dalla tavola hai buttato, le mie cose giù sul prato. Ora sei anche nel letto, e sul cuscino dormi sodo. E quell'altra birichina,  ti consola la mattina. Io mi chiedo, a questo punto, se non son più l'uomo gusto; perché vai dal parrucchiere, a scrollarti delle offese.

Non mi cambio  da 3 giorni. Qui fa freddo,  è molto  scuro.  Mi ripiglio  contro  il muro. E' più fresco  ché d'estate,    si riposano  le fate. Tu eri tanto  piccolina.  Non volevi  la pastina. Un gelato  al pepe nero,  viene offerto  in monastero. E i prelati,  tutti quanti... fanno passi  da giganti.

Sono ancora in ospedale. Non ho freddo. Non ho fame. Son piombato giù dal letto, con quel tale in sala d'aspetto. Tu sapessi che pretese inventare cose liete, per signori arrugginiti, e che portan bei vestiti. Quasi sempre, è risaputo, che li affronto a muso duro. Alla fine perdo il treno, che riporta al tuo portone. E non posso farci niente, se a quest'ora stai aspettando ancor la cena; forse, anche, a lume di candela. Molti sono solo stanchi. Altri invece sono morti. E di una strana malattia. Che sia solo pura follia? 

Ho le scarpe un po' slacciate, mi son rotto lo stivale. Nell'armadio c'eran queste, si lo so, non sono sane. Quest'appuntamento è strano, niente uovo, ancor nostrano. Si va beh, il brodo è buono; ma col cavolo non dona. O son io che fo' difetto, o è l'enzima non trovato. Per mangiarlo sino in fondo, io guardavo il mappamondo. Meno male che alla fine, è arrivata zia Calina. Dentro al pacco c'era vero, un'altra dose digestiva: caffè nero e sigaretta; Sù non esser sì di fretta.